Ci troviamo nel pieno della selvaggia campagna senese, più precisamente a Monti in Chianti, una frazione di Gaiole. Dove sembra che le lancette dell’orologio si siano fermate, dovunque ci si volti ci sono poderi e piccoli castelli di pietra circondati da vigne e colline. Si respira un’aria medievale, abbandonata e felice. Podere il Palazzino è un riferimento per ogni appassionato di sangiovese, un Chianti Classico che ha fatto la storia di questa denominazione, credendo da subito nel suo grande potenziale. L’azienda è guidata da Alessandro, il fondatore, ed Edoardo, suo figlio.
La famiglia Sderci possiede e gestisce 20 ettari tra vigneto e uliveti, la particolarità della loro posizione è l’incredibile visuale che si ha sul Chianti e sul monte Amiata: in alcuni punti s’intravede addirittura Montalcino in linea d’aria. Questi grandi orizzonti che si possono ammirare da Podere il Palazzino portano anche grandi vantaggi produttivi: essendo in cima a un altopiano, da cui il nome Monti in Chianti, c’è grande ventilazione all’interno delle vigne che ne beneficiano, potendo godere di un clima caldo ma anche molto ventilato.
Le caratteristiche dovute a questa situazione morfologica e climatica, rispetto ad altre zone del Chianti classico, fa sì che d’inverno ci sia un clima abbastanza mite, mentre d’estate le temperature percepite dalle piante siano più basse: l’altezza (400 m) e la grande esposizione a queste correnti creano una situazione produttiva ottimale.
I terreni sono composti da un 40 % di argilla con galestro e alberese, Alessandro mi spiega uno dei motivi pulsanti che ci sono dietro la sua azienda, i terreni cambiano nello spazio di filari, arrivando in quelli esposti più a sud ad avere caratteristiche più arenarie e tufacee come a Castelnuovo Berardenga.
Alessandro riuscì a capire questa grande ricchezza e diversità di suoli appena decise di iniziare a produrre nel 1981, comprese che bisognava isolare e permettere a questi terreni così versatili di esprimersi. Come? Anticipando il concetto di Cru qui nel Chianti Classico. I nomi Argenina e Grosso Sanese sono serviti esattamente a questo, a creare vini il cui contenuto era riferito a una vigna ben precisa.
2016: Naso espressivo e armonico che coinvolge con un frutto intenso di ciliegia matura e pompelmo, con note ematiche, grafite e pietra bianca bagnata, liquirizia e tabacco in chiusura. Il sorso è dinamico, fresco, materico, tannino vivace ma ben integrato, carnoso, il vino ha una presenza graffiante, ma elegante, la parte succosa è diretta e tesa grazie a una bella acidità, in bocca c’è quasi una rincorsa tra il tannino e l’acidità che riescono a lasciare una bocca pulita e salivante 94
2015: Naso di grande frutto e intensità, ribes, fragolina di sottobosco, lamponi, ciliegia selvatica leggermente sotto spirito, tabacco, pepe bianco e pietra focaia chiudono uno spettro aromatico che gioca su toni caldi. La bocca è soffice e morbida, scattante e pronta, con grande esplosività nel mezzo, il sorso è concentrato e rustico, a tratti. Correndo forse lievemente sulla chiusura che si conclude con cannella, ferro e liquirizia, un’annata scattante, in grande forma con un tannino focoso e impetuoso 93
2013: Vino sanguigno e fitto, con arancia sanguinella, ribes, fragolina di bosco, pompelmo rosa, Pietra focaia, terra bagnata, per chiudere con liquirizia e cuoio. È un vino più introverso, il sorso è carnoso e setoso, appena il palato lo agguanta si trasforma, liberando note di finezza ed eleganza, la trama è complessa, ben ricamata, i tannini riescono a essere presenti senza ledere l’equilibrio del vino, è un’annata di grande personalità e fierezza, più timida di altre, ma che stupisce per profondità ed eleganza. 96
2012: Naso molto maturo di amarena e prugna quasi macerata, lievemente sulfureo, salmastro, tabacco, peperoncino verde, caffè in polvere. Annata ostica e calda e infatti l’attacco del vino è tannico, diretto, di grande calore e alcol, il sorso ha scariche di energia altalenante ma che in un secondo momento riesce a rimanere compatto e riempire la bocca di note dolci e terziarie 90
2011: Sangue e cioccolata ricordano il sanguinaccio, ciliegia, mentuccia, cannella, fragolina di bosco, inchiostro e china, il sorso è tenebroso, robusto, terroso, per poi aprirsi su toni più vegetali e freschi che riescono a integrare un tannino ostico che fin dall’attacco è una costante del vino, in un finale di grandi contrasti terziari e vegetali 91
2009: Naso sicuramente evoluto, con amarena sotto spirito, ribes nero, fiori di campo essiccati, grafite, cioccolato, caffè e cuoio, balsamico, il sorso è fresco e sferzante, sangue e terra bagnata aprono con grande energia, ha spinta e dinamicità, la trama tannica è elegante, la beva è calma e sicura, riuscendo a strappare una lieve tensione che accompagna il sorso fino alla fine, la sorpresa della serata, annata che riesce a strappare un equilibrio fragile ma intoccabile in una bocca tannica ma tesa 97
2008 (Magnum) Il vino della serata, salmastro con sangue, ruggine, pompelmo molto maturo, ribes e fiori essiccati, alloro macerato, pepe verde, pelle e cuoio. La bocca è suadente, elegante, succosa, ampia, diretta, il sorso riesce quasi a fermare la bocca per farla ripartire quando vuole, finale lungo, sapido, tensione e corpo sono perfettamente bilanciati, un grandissimo sangiovese che riesce a trovare equilibrio tra seta e potenza 99
2006: Amarena sotto spirito, pietra bagnata, sangue, pelle, rafano, ferro, balsamico, la bocca parte con eleganza ma poi la bevibilità si frena, manca un po’ di spina dorsale, ne risulta un sorso esile, la cui espressività trova difficoltà ad essere lineare e continua, il finale pare quasi arrabbiato, un sangiovese ancora selvaggio 89
2001: Inchiostro, peperone grigliato, coriandolo, pepe bianco, basilico, caffè, amarena sotto spirito, polvere di cacao, il sorso è verticale e fresco, di una consistenza fine ed intrigante, un vino lineare, molto preciso, più austero con un tannino leggermente astringente che però ben si sposa con questa linea più verticale e acida rispetto ad altre annate 90
1995: Marmellata di lamponi, fieno, erbe di campo essiccate, frutti da the, frutta candita, caramello, tabacco da pipa, il vino è fine ma senza rinunciare a potenza, finale leggermente astringente ma pulito e vivo, la bocca ha un’energia sottile ma piena allo stesso tempo che con grande acidità e note di leggera ossidazione, che spariscono nel corso della serata, riesce creare tensione e pulizia, il vino gira intorno a questo singolare contrasto di energia viva che si alterna a un’acidità vibrante 94
1986: Caramello, frutta secca, miele, melassa, china, tabacco dolce, la bocca è succosa, frenetica , acidità vivissima ed esplosiva, libera, è un vino di una potenza precisa che si regola con questa forte linea acida e slanciata, l’attacco in bocca è un equilibrio tra sensazioni di frutta candita ed erbe macerate, riesce a creare dinamismo vitale 96