Esistono pochi prodotti come la mela che possono essere visti in maniera diametralmente opposta: da un lato il frutto del peccato, di colore rosso fiammante, croccante, succosa e saporita, da mordere con voluttà, dall’altra il prodotto a fine pasto da consumare cotto, da servire a chi non può masticare bene, accompagnato dall’acqua di cottura. La mela non è mai entrata nel novero degli alimenti afrodisiaci, ma è sempre stata un ingrediente consolatorio, da proporre a vecchi e bambini in una consueta torta di mele, con il massimo della trasgressione raggiunto quando viene preparata la Tarte Tatin, servita addirittura con crema inglese o panna montata. Altra golosità che popola i sogni dei bambini sono le frittelle di mele, ma anche le mele al forno con vino e spezie sono preda ambita dei golosi di professione.
La mela entra in cucina negli ultimi anni, complice la deriva salutista e la contaminazione di altre culture culinarie: se veniva ritenuto esotico il pollo al curry, con la presenza di mele tagliate a cubetti o fettina e saltate insieme alla carne, fa parte di una tradizione mitteleuropea la purea di mele servita con lo stinco di maiale, diffusa in Alto Adige . Quando il detto “Una mela giorno leva il medico di torno” risultava di gran voga, ecco comparire anche i menu con la mela protagonista dall’antipasto al dolce. Una via id mezzo tra tutte queste variabili è comunque possibile trovarla.
Due esempi di come cucinarle sono uno salato e uno dolce, Le mele, sode e non granulose, devono essere private del torsolo, quindi tagliate a fette spesse e fatte marinare per alcune ore in un succo di arancia mista a limone, insaporito con sale, pepe, zenzero macinato, curry, quindi cotte alla griglia, irrorate della stessa marinata e cosparse con delle foglie di timo. Altrimenti si possono cuocere in forno ma già tagliate a fette spesse e sbucciate, con poco vino, cannella, chiodi di garofano, scorza di mandarino, unendo del vino ogni volta che tendono ad asciugarsi.