Trigesimo ovvero il trentesimo giorno dal trapasso di un defunto, in cui è spesso tradizione celebrare un rito funebre
Di sicuro ti sarebbe piaciuto essere stato in un angolo a guardare chi ha partecipato alla cerimonia laica che ti ha ricordato, magari mentre leggi gli articoli che riguardano la tua dipartita. E avresti sicuramente molto da ridere, chiedendo il perché di giudizi assurdi, la qualifica di chef che non hai mai sopportato, magari quella di intellettuale ti piaceva di più, messe insieme stridono non poco.
Provare a mettere insieme le tante cose fatte è difficile e quasi impossibile, ma una riordina la mente e cerca di farlo. Primo incontro per chiedere se potevi prendere i miei alunni a fare lo stage, mai visti ma subito diventati simpatici a pelle e da lì una frequentazione lunga, fatta come tutti i rapporti di separazioni, litigi e riappacificazioni. Mi ricordo il primo invito a pranzo a casa: per non sbagliare cucinai mantovano, compreso lo stracotto d’asino e la sbrisolona, onde evitare discussioni sulla cucina toscana. Nel lavoro insieme ci siamo divertiti davvero: la prima convention di Slow Food in Toscana, cena da mille persone alla Fortezza da Basso, con un menu che è stato ricordato per anni, un servizio che volava e solo Ornella Vanoni a fermarci prima del dolce, perché voleva cantare e aveva iniziato a fare le bizze da star.Poi gli incontri al mattino al Teatro de Sale, rigorosi come svizzeri, tu un doppio decaffeinato ed io cappuccino e parigina, un’ora di ricette raccontate e poi via. E in quel tempo anche le grandi prese in giro di personaggi, spesso del settore dei quali mi raccontavi le tante figuracce a tavola. Diciamo che sei sempre stato “sopportato” dal mondo gastrofighetto, ti sei imposto ma non è che ti avrebbero accettato così a braccia aperte. In ogni caso, la cosa migliore è che uno, per conoscerti, ti ascolti parlare. La foto del video è quella che ti ha fatto Gilberto Bertini alla Notte degli Chef