Un po’ come quei parenti che vedi una volta l’anno per ricorrenze comandate o dovute, la Chianti Classico Collection è il luogo in cui ritrovi tutti (non i parenti), amici, produttori, appassionati ecc ecc. Ci si può perdere di vista per un anno, la certezza è che ci si rivedrà alla Collection.
Cosa che rende questo appuntamento ancora più imperdibile.
E poi qui lo dico senza timore, in Chianti Classico vi è una media così alta di bevute eccellenti, che scavalcano comuni, annate, tipologie e simpatia dei produttori, difficile da trovare in altre zone di Toscana. Ragion per cui sono tutti qui alla Stazione Leopolda.
Ma veniamo alle annate in anteprima per questa edizione 2020.
Chianti Classico 2018
Già godibili, hanno beva e freschezza, un frutto piacevole (che non è solo uva..), ma si presenta nelle varie sfaccettature di maturazione e colorazioni, e tannini integrati e mai (quasi) sgarbati. Tra i 66 campioni in assaggio ne riporto 10, un po’ per cavalcare la tendenza, un po’ per non sfracassarvi al’inverosimile. Però ne avrei voluti raccontare di più, perché ve ne sono tanti molto buoni.
BADIA A COLTIBUONO: espressivo e caratteriale. Pulizia di frutto e grande piacere al sorso. Eh niente, buono nel nome e nei fatti
CASTELLO DI MONSANTO*: naso mutevole dalla tante sfumature, che lo rende curioso e intrigante. Elegante e preciso nel sorso, che invita ad un secondo sorso e via andare. Meglio prenderne due bottiglie
CASTELLINUZZA E PIUCA: geranio, iris pepe gentile al naso. Si imprime al palato per freschezza piccante e sale. Bello
FATTORIA SAN GIUSTO A RENTENNANO*: lunghezza impressionante. Tra gli assaggi che restano scolpiti nella mente
FIETRI*: potente ma mai ciccione. Bocca convincente, ematico, ciliegia e leggera spezia dolce che non guasta
GAGLIOLE* RUBIOLO: senza fronzoli, sanguigno, ciliegia, salvia e ginepro, con finale di cuoio e spezia scura. Castellina splende.
I FABBRI* LAMOLE: brava Susanna che si conferma tra le interpreti più capaci del sangiovese col Gallo. Vino allo stesso tempo grintoso e gentile, toscano a più non posso in certe note balsamiche di cipresso.
MONTEBERNARDI RETROMARCIA: altro che retromarcia è una quinta sparata! Dinamico, giovane e musicale, Panzano rock con emozione
MONTESECONDO: verace, transgender tra tabacco e acqua di rose. prugna sotto spirito e pizzicore di pepe nero. Proprio buono.
MONTERAPONI: vino alfa che sa di esserlo, ma non si fa mai narciso. Apparentemente leggiadro all’ingresso in bocca, rivela una personalità come pochi.
RIECINE: il lieto palato, teso, con tannino saporito che non guasta. Ma quanto sei bella Gaiole.
Chianti Classico Riserva 2017
Le riserve di questa annata fetente (si potrà dire fetente sul blog del romanelli?), che ha messo a dura prova i viticoltori per la siccità e le temperature più adatte a cuocere gli arrosticini che a far crescere l’uva, hanno dato non poche sorprese. Ecco qualche riserva altamente raccomandabile. Dai ne scrivo meno di 10, promesso..
BUONDONNO CASAVECCHIA ALLA PIAZZA: esordio di frutto rosso e spezia dolce, bocca con ingresso piacevole che svela acidità quale componente principale, e un tannino croccante ben inserito. Verace ed esuberante con garbo.
CAPARSA CAPARSINO*: Caparsino è nella pratica dei fatti un gigante di bontà a dispetto del nome. C’è sottobosco e mirtillo e maggiorana che si aggrappano alla bocca e tengono fino alla fine. Gestione dell’alcol egregia in barba all’annata.
CASTELLARE DI CASTELLINA: frutti rossi, a tratti lampone, finocchio selvatico e aneto. Esempio di riserva snella con una acidità che tiene il sorso con forte appagamento.
CASTELLO DI VOLPAIA: ematico, piccoli frutti rossi, legno fine di liquirizia e ginepro. Ingresso in bocca in punta di piedi per poi farsi largo e durevole. E sto parlando di un vino. Volpaia What else?
MAURIZIO ALONGI VIGNA BARBISCHIO: crudo, diretto e selvaggio. Poi il frutto appena coperto da spezia e alloro. Bocca fresca a salata, acidità notevole nonostante l’arsura infame della 2017. Alcol ben gestito, guadagna in finale con sasso e alloro. Se vuoi ci amiamo adesso.
FELSINA RANCIA: wow ci siamo, ovvero il pensiero alla prima olfatazione e senza nemmeno girarlo. È balsamico, ha eucalipto, pino silvestre, poi viene il frutto rosso e scuro; bocca perfetta che bilancia leggiadria e corpo. Chiude con bella nota di caffè e leggero fumo. Si, la voglio.
POGGERINO BUGIALLA: floreale di lillà, spezia appena accennata, resina di pino e tabacco mentolato. Bocca è grandiosa, entra soffice e fresca poi spara acidità da capogiro e tannino saporito che persiste sul finale. Portatemelo stasera a tavola. Anche domani va bene.