Sul Carbonara Day, previsto per il prossimo 6 aprile, sono già pronte iniziative di tutti i tipi, come le cento versioni nate secondo la fantasia più sfrenata, oppure altre specialità alle quali possa essere applicato lo stesso condimento, come da tempo avviene con la pizza: un successo annunciato che deriva dalla popolarità che questa pietanza ha conquistato in tutto il mondo.
Eppure, a ben vedere, fa parte di quelle ricette nelle quali diventa difficile davvero decretare la nascita o sapere il nome di chi l’ha inventata. Aneddoti, storie che si ribaltano, dicerie, niente che possa stabilire con certezza dove e quando sia avvenuta la prima creazione , eppure qualunque esecutore afferma con saccenza di essere sicuro di saperlo, additando gli altri come semplici raccontatori di frottole. Io che sono nato con il mito dei carbonari affamati e sono finito con lo spot con il soldato americano che dona la sua razione di alimenti ad un cuoco per preparare qualcosa di buono, ne ho viste di cose…
Il fascino della carbonara è subdolo ed intrigante, fatto molto di racconto e costruzione mentale: ho visto con i miei occhi buongustai che aborrono la panna mangiarsi la versione nella quale c’era davvero, ma senza farsi notare. O quelli che dicono di non sopportare il pecorino e leccarsi il piatto con la carbonara fatta appunto con quel formaggio. Un piatto democratico per eccellenza, ovvero tutti lo fanno come hanno voglia fregandosene di tutte le regole. Anche male, con uovo non amalgamato, condimento liquido, ma comunque mai buttata la pasta, sempre ingurgitata. Meglio spaghetti o mezze maniche? Rigatoni o maccheroni? Ma chissenefrega è l’espressione classica di chi ha fame, torna a casa e vuole mangiare, magari anche a mezzanotte, fregandosene dei consigli dei dietologi. Nato povero, come piatto si è raffinato con il tempo, con ingredienti di sempre migliore qualità e costo, ma se dovessimo applicare le regole del food cost, rimane sempre concorrenziale nel rapporto con il godimento.
Ci sono delle versioni di carbonara che vengono assolutamente non sopportate dagli amanti del genere: quelle alleggerite, le vegane, le scomposte e soprattutto le sbagliate: non ricevibili nemmeno allo sguardo, non appartengono alla categoria sopra riportata, sono semplicemente altri piatti.
In definitiva, la carbonara sfugge a qualunque status di quelli oggi di tendenza quando si parla di cibo: non è sostenibile, non è leggera, non ha grassi vegetali, non è bella a vedersi, non si mangia in maniera elegante, non è snob, è terribilmente pop e trash. Ma il successo è planetario: facciamo una domanda sul futuro del cibo.