E’ da molto tempo che ero incuriosito ed attratto dal provare questa ristorante, per scoprire ciò che si celava dietro il mondo “Bros” gestito dalla coppia, sul lavoro e nella vita, Floriano Pellegrino & Isabella Potì, ma varie circostanze, in primis la localizzazione geografica mi avevano precluso la possibilità di andarci.
Una ragione in più che mi ha motivato a “testarlo” è stato l’immenso clamore dato, nel dicembre scorso, dalla “stroncatura” ricevuta da una famosa blogger americana Geraldine DeRuiter che lo ha definito “il peggior ristorante di livello “dove sia mai stata a mangiare in vita sua..
Tale dichiarazione ha fatto ovviamente il giro del mondo, e ripresa dalle più importanti testate giornalistiche internazionali ,dal New York Times al Washington post, creando un dibattito su ciò che effettivamente poteva essere vero oppure solo un mezzo arguto e furbo, da parte della blogger, per farsi pubblicità alle spalle di una impresa che nel mondo social è molto presente.
La blogger dell’esperienza ‘Bros’ ha stroncato tutto:
la qualità e la quantità del cibo, la location “sotterranea”, il caldo asfissiante, la scortesia dei camerieri e – dulcis in fundo – il conto salatissimo sostenendo inoltre che non di cena si è trattato, bensì di una performance teatrale.
Quale miglior modo quindi per vedere se ciò che era stato scritto e detto corrispondeva a verità se non provarlo personalmente?
Francamente non mi sono trovato d’accordo in nessuna delle critiche a loro mosse, che poi dettaglierò punto per punto in quanto, per prima cosa, non bisogna partire prevenuti ( o se anche lo fossimo, l’intelligenza sta nel ricredersi) perché non bisogna fare una colpa se una coppia giovane, bella e di successo, con una grande attenzione per il mondo social, sappia anche cucinare molto bene ed essere ottimi imprenditori.
Se fossero stati meno giovani, non appariscenti per niente mediatici allora mi chiedo sarebbe cambiato tutto ? Sarebbe andata bene la loro idea di cucina , la location, il servizio, il conto ?Da un lato si vuole sempre in questo mondo cercare chi esaspera, chi eccede, chi spinge, chi innova e poi quando veramente si trova una realtà come questa la si demonizza, ostracizza e stronca?
Prima di andare in un ristorante sappiamo già dove andremo, cosa mangeremo e soprattutto quanto spenderemo quindi perché a posteri lamentarsi se come in questo caso non hai trovato la cucina ricca ed abbondante salentina, mangiando all’aperto e spendendo un terzo che da Bros in centro a Lecce? Allora si può fare questa esperienza presso la trattoria in mezza alla campagna, che Floriano Pellegrino ha appositamente creato dal nulla, per diversificare e dare modo alla clientela di provare e vivere due esperienze completamente diverse.
Andando nello specifico la blogger si lamentava per quanto concerne la location che “faceva un caldo soffocante e il tavolo in cui sono stati serviti sembrava quello di un bunker sotterraneo di quelli in cui ti aspetti di venire interrogato per la scomparsa del figlio dell’ambasciatore”:
io invece entrando ho goduto della freschezza della tipica pietra leccese riprendendomi dal torrido caldo esterno ed ho apprezzato la mise en place veramente minimal, sinonimo fra l’altro di igiene e pulizia.
Riguardo alla scortesia del personale che la blogger dice «le rare volte in cui ci sono stati spiegati i piatti, il personale non era d’aiuto e che le portate, minuscole, arrivano senza spiegazione e senza nessuno che spieghi cosa è edibile e cosa no” posso altresì dire che sia il restaurant manager Ruben Imenez che il Maitre Nicolas Savasta sono stati gentilissimi dall’inizio alla fine spiegando nei minimi dettagli la composizione e storia di ogni piatto, partendo dalla spiegazione del QR code del menù trovato tanto di difficile interpretazione quanto complicato dalla blogger.
Sulla tipologia di cucina lei definisce “portate ridicole nel gusto e nell’aspetto e che non c’era niente che si avvicinasse a un vero pasto”.
Anche qui mi trova totalmente in disaccordo perché se ci riempiamo la bocca sempre di belle parole che il cibo è arte, sappiamo bene che questa è creatività, libera interpretazione sfogo del proprio estro quasi se vogliamo una sfida per misurare se stessi seguendo una propria linea uno specifico percorso gastronomico come in questo caso è collegato con il fil rouge del rancido.
In tutti gli “assaggi “ presenti nel menu che richiamano “l’idea spagnola” acquisita ed approfondita nelle esperienze presso chef del calibro di Luis Andoni Aduriz, Eneko Atxa, Alexandre Gauthier, Martin Berasategui che hanno segnato molto il suo percorso professionale e umano”,
io ho apprezzato sia i gusti intensi e accesi sia i vari accostamenti se vogliamo spesso estremi e taglienti.
Qui di seguito come evidenza oggettiva della creatività e contemporaneità alcuni piatti degustati:
Pimmidoru
(Pomodoro, origano)
Mendula, eu, oe de pisce, cucumarazzo
(Mandorla, tuorlo, uova di pesce, cucumarazzo)
Grano, basilico
(Grano Basilico)
Papara, milune de acqua
(Anatra, Anguria)
Burro ranciduto gelato, cera, frutta siccata
(Gelato al burro rancido, cera, frutta liofilizzata)
Fenu Gelato
(Gelato al fieno)
Sulla durata della cena e sul conto finale, penso che non si possa eccepire niente: laddove ci siano esclusivamente percorsi di degustazione di svariate portate, i tempi tecnici di realizzazione non possono certo essere i soliti nel far uscire 3 o 4 pietanze ,quindi mi sembra implicito stare a sedere qualche ora. La carta dei vini, realizzata dal sommellier .Andrea Santaniello è in sintonia con le scelte aziendali di valorizzazione del territorio con etichette per lo più regionali e con spazio anche vini organici, bio e biodinamici.
Un grande plauso alla coppia Floriano Pellegrino ed Isabella Potì
Scordavo non poteva mancare il famoso “corpo dello scandalo” …
Limoncello friddu
(limoncello freddo)
Trovato eccellente :sia come idea provocatoria ed accattivante sia come realizzazione. .
DUE MENU’ DEGUSTAZIONE:
20 PASSI (150€);
25 PASSI (200€);
BROS
Indirizzo: Via degli Acaya, 2, 73100 Lecce LE
MAIL: WELCOME@BROSRESTAURANT.IT
TELEFONO: +39 351 6615513
Lunedì giorno di chiusura