Arte contemporaneamente in bolla

0

Roma Arte in Nuvola chiama la spumeggiante via Veneto di Sparkle2021
Due eventi romani cronologicamente separati da una settimana. Due eventi non legati da un nesso, ma se è vero come è vero che tutto si tiene, un legame salta fuori quasi sempre.
Roma Arte in Nuvola, prima edizione della Fiera internazionale dell’arte moderna e contemporanea al Centro Congressi noto appunto come la Nuvola di Fuksas (che ha ospitato il recentissimo G20), tra le architetture metafisiche dell’EUR.


E la manifestazione Sparkle 2021, dedicata ai migliori vini spumanti italiani, ospitata nei saloni scintillanti dell’hotel Excelsior in quel di via Veneto, strada che ha ospitato nei bei tempi andati innumerevoli G20 italico-hollywoodiani.


Una Roma proiettata nell’empireo (si spera) di un futuro ricco di eventi e incontri di alto livello, che cammina parallela alla inossidabile Roma del mito felliniano della dolce vita, lungo il largo e alberato marciapiede della via simbolo della Capitale. Cielo e terra, tele e perlage, sculture e calici, installazioni e tastevin.
Il nesso che collega le due situazioni, almeno nella mia particolarissima e opinabilissima Weltanschauung, l’effervescenza delle due proposte, che mi hanno avviluppata, curiosa e attenta, in entrambi i sabati dedicati all’esplorazione artistico-gustativa e all’appagamento olistico del sé.


La Fiera dell’arte contemporanea è stata per me un giro alle giostre: nella struttura onirica come un ventre di balena progettata dall’archistar Fuksas, c’erano gallerie celebri con in mostra opere di maestri novecenteschi come Chagall, Sironi, De Pisis, Picasso, Vasarely, Fontana, De Chirico, Accardi, Consagra, Guttuso, Castellani… e gallerie dalla storia più recente ma vitalissime, nei cui stand si potevano incontrare direttamente i giovani artisti accanto alle rispettive opere e conversare amabilmente con loro. Una versatilità tumultuosa e centripeta (nel senso che era come se una forza irresistibile mi trattenesse nei padiglioni senza possibilità di trovare l’uscita), una creatività dalle molteplici e divergenti sfaccettature, tra talenti introspettivi, talvolta cupi e talenti estroversi ad alto tasso di instagrammabilità.
La cosa antropologicamente più curiosa è stato un happening involontario ed esilarante in alcuni casi: l’osservazione di una buona fetta di pubblico che era letteralmente e affannosamente a caccia dell’opera più adatta per il selfie da postare in tempo reale, senza praticamente guardare l’opera stessa, ma anche questo è stato messo in conto. I galleristi non sono affatto ingenui, sono anzi molto consapevoli della risonanza social e lasciano ampia libertà di fotografare.
In ogni caso, divertimento e godimento assicurati, per chi conservi almeno un barlume di curiosità verso l’espressione artistica, comunque essa si manifesti. Personalmente, ho scoperto di desiderare le opere di un’artista iraniana che mi ha catturata con le sue donne lunari, ultraterrene ma al contempo scottate e contaminate da un misterioso contatto con la realtà concreta.
E ho desiderato avere solo per me molte altre opere, tra presente e passato, in particolare un Julian Schnabel che porta ancora l’impronta dei miei occhi innamorati sulla tela; come faranno a cancellarla non so, dato che è indelebile, l’unico rimedio sarebbe regalarmi il dipinto. Se il gallerista legge queste righe, ne prenda atto e si regoli di conseguenza.


Mi lancio allora in un abbinamento arte-vino, non certo nuovo ma sempre divertente. Ad ogni opera accosto uno degli spumanti assaggiati (tutti metodo classico), seguendo il filo di una suggestione non troppo logica e nemmeno troppo seria. Ma, come ho letto in un libro sul vino tra i più saggi che mi sia capitato di trovare, chi non scherza non è serio, quindi mi sento autorevolmente spalleggiata nell’andare avanti col mio proposito un poco sconclusionato, sostenuto dalla leggerezza del gioco.
L’ordine di apparizione segue quello cronologico degli assaggi, che sono stati effettuati a zigzag tra le varie sale, causa temperature da tisana delle bottiglie nella prima ora della manifestazione. Alcuni banchi avevano il ghiaccio, la maggior parte invece lo ha ricevuto all’apertura al pubblico dei saloni…piccoli inconvenienti a parte, cominciamo il giro!

Felice Casorati, Donna seduta in un interno, 1955, olio su telaSoldati La Scolca, D’Antan Riserva Brut 2009

intenso, netto, aristocratico


Stefano Bombardieri, Emma e l’elefante, 2020, bronzo – Giulio Ferrari Trento Riserva del Fondatore Extra Brut 2010

mirabili, elegantissimi equilibri


Willy Verginer, Moongirl, 2021, acrilico e bronzo – Le Marchesine, Franciacorta Riserva Secolo Novo Dosage Zéro 2012

contemporaneamente delicato e verticale


Giorgio Laveri, Una tira l’altra, 2020, Ceramica smaltata – Ettore Germano, Alta Langa Riserva Sessantacinquemesi Pas Dosé 2014 

ricco, goloso, attraente


Roberto Miniati, The Satyr’s garden, 2021 acricilico su tela – Il Borro, Bolle di Borro Brut Rosé 2014

caleidoscopico e irresistibile sangiovese


Liu Bolin, Piazza di Spagna, 2018, stampa a getto d’inchiostro – Firriato, Etna Gaudensius Blanc de Noirs Brut

espressivo, materico


Armadilly, Why fall in love when you can fall asleep, 2021 ricamo su tela – Ventiventi, Lambrusco Salamino di Santa Croce

versatile e giocoso


Julio Larraz, A man called the pharaoh, 2017, olio su tela – Gianfranco Fino, Salento Simona Natale Rosato Dosaggio Zero 2017

profondo, ampio


Afarin Sajedi, Tsunami, 2020, stampa giclée – Casa Setaro, Pietrafumante Caprettone Brut 2018

invitante, sapido, gessoso

Giorgio Tentolini Apollo e Giacinto, 2021, rete metallica blu intagliata a mano e sovrapposta a fondale bianco – Cantina Kurtatsch, Alto Adige 600, Blanc de Blancs Pas Dosé 2015

avvolgente con grazia

Arte e vino, musica e vino, letteratura e vino, ecc. ecc. Si può giocare seguendo il proprio istinto e gusto senza paura di dissacrare. Personalmente mi diverto moltissimo e non ho alcuna intenzione di smettere. 😉

Condividi!

Circa l'autore

Fiorentina di nascita, mamma friulana e babbo quasi napoletano, la voce più significativa del mio curriculum sono i traslochi: ergo le radici che sento più mie sono quelle della vite. Quando non ho un calice in mano o non mi nascondo in un museo, leggo gente, mangio libri, bevo film.

Lascia un commento